1 Madonna santa Maria 5:15       
2 Chi vole lo mondo despreccare 4:21
3 Dami conforto Dio et alegranca 7:10       
4 O dolce amor lesù quamdo serò 2:48
5 Con desiderio e' vo cercando 3:53
6 Con desiderio io vo cercando 2:51
7 Onne homo ad alta voce 4:52
8 Ognon m'entenda divotamente 2:26
9 Anima benedeta da l'alto Creatore 4:40
10 Memento mei o sacra virgo pia 3:31
11 Sepulto Domino 2:31       
12 Umil madonna de non m'abandonare 2:32
13 Cum desiderio vo cerchando 6:20       
14 Salve regina de misericordia 2:35
15 Canti coiosi e dolce melodia 4:58


Laude e musica sacra a Venezia e Firenze (secc. XIII-XVI)


La musica più antica in lingua italiana è conservata in numerosi manoscritti di devozione religiosa. Tra questi libri di laude, in genere senza musica, abbiamo l’eccezione di un codice di fine XIII secolo, conservato a Cortona, in cui si trova la più antica testimonianza musicale di tradizioni orali ben più vaste. La pratica di questo canto, comune alle varie confraternite religiose (dei Bianchi, dei Flagellanti, dei Disciplinati, ecc.), è stata confermata, solo per i Laudesi, dalla scrittura su libro di queste melodie che gli altri sodalizi tramandavano oralmente. Per questo tipo di confraternite, infatti, il canto si rivela uno dei momenti principali di rinnovamento spirituale e di emancipazione dalla tradizione liturgica medievale: un forte punto di coesione tra i fratelli che si riuniscono per la preghiera quotidiana. I testi, nei nascenti dialetti, trattano vari argomenti: lodi alla Vergine, la Natività, la Passione e Resurrezione di Cristo, i santi, la penitenza e la morte. Nel Quattrocento la lauda è trasmessa prevalentemente in veste polifonica, a 2 o 3 parti, ed ai cantori si affiancano strumentisti esperti nell’accompagnare i canti alla viola. Venezia e Firenze sono i principali centri di tale espressione devozionale, anche se con modalità ben differenti, mentre a L’Aquila il sentimento popolare è convogliato nel fortissimo movimento francescano. A Venezia la cultura devozionale risente dell’influenza esercitata da importanti figure del tempo, tra cui Leonardo Giustiniani, Ludovico Barbo e Gabriele Condulmer. Un gran numero di laude sono composte con nuovi testi e con nuova musica (a modo proprio), e Leonardo Giustiniani (1387/88-1446), considerato il più importante rimatore veneziano del secolo, ne è il principale artefice. Dalla seconda metà del ‘400, sono presenti in tutte le Scuole più strumenti musicali, come la viola, il liuto, l’arpa (riuniti nel trio detto bassa ) utilizzati per il sostegno del canto della lauda polifonica a tre voci. Per le processioni più importanti si aggiungono anche i suonatori di fiati (piffaro, cialamello, tromba o trombone), spesso presi a prestito dalla Compagnia dei Piffari del Doge di Venezia. Nella città di Firenze, invece, è più forte il legame con l’ambiente mercantile: poeti, cantori e musici passano facilmente dall’ambito cortese a quello laudistico. Numerosi poeti di corte, tra cui Feo Belcari, Francesco D’Albizo e lo stesso Lorenzo de’ Medici, scrivono laude “cantasi come” sul metro delle canzoni a ballo, sui canti carnascialeschi e sulle chanson francesi, trovando così un più facile apprezzamento ed una più rapida diffusione tra il pubblico.